Cyrano de Bergerac

di Edmond Rostand

Cyrano de Bergerac
di Edmond Rostand


regia di Jurij Ferrini

Cyrano de Bergerac Jurij Ferrini
RossanaRebecca Rossetti
De Guiche / Angelo Tronca
Cristiano de NeuvilletteRaffaele Musella
Il capitano Le Bret, detto Carbone di Castelgeloso / Lorenzo Bartoli
Ragueneau / Francesco Gargiulo
La governante / Cecilia Bozzolini
Lignière / Elia Tapognani
CuigyFederico Palumeri
BrissailleMatteo Alì


scene e costumi Gaia Moltedo
luci Lamberto Pirrone
suono Gian Andrea Francescutti
assistente alla regia Flaminia Caroli
Il naso di Cyrano è realizzato da Michele Guaschino

organizzazione e promozione Chiara Attorre
produzione esecutiva Wilma Sciutto


UNA PRODUZIONE PROGETTO U.R.T. IN COLLABORAZIONE CON FONDAZIONE TEATRO STABILE TORINO – TEATRO NAZIONALE

Cyrano de Bergerac viene ripreso per la quarta stagione consecutiva. Uno spettacolo che ha divertito e commosso migliaia di spettatori, grazie all’affiatamento di una splendida squadra di interpreti. La storia è celebre e non chiede alcuna sinossi.

Accade qualche volta che i destini delle nazioni consegnino inavvertitamente la costruzione mitologica delle proprie culture a figure simboliche che, nel tempo, ne divengono segni inalienabili.

Così avvenne nell’ultimo ventennio del XIX secolo, quando francesi e italiani affidarono a un’improbabile appendice di cartilagine, un naso, il compito di rappresentare, nei secoli a venire, quello che sarebbe divenuto un tratto distintivo delle loro identità culturali.

Infatti, se da un lato l’eroe del romanzo di formazione italiano per eccellenza, è una marionetta incapace di controllare la retrattilità del suo naso di legno che cresce ad ogni bugia, protagonista di una avventurosa favola per bambini, trasformatosi suo malgrado nel buffonesco emblema di un popolo macchiato dall’onta della menzogna, dal versante francese oltre le alpi, la fine dell’anno 1897 vede – più gloriosamente! – la nascita di una incantevole rivisitazione neoromantica dell’antica fiaba della Bella e la bestia, reincarnatasi, tra eroismo individuale e vocazione al sacrificio, nelle imprese di un poeta, soldato, innamorato ed idealista, scorticato dalla vita, con un naso brutto e grosso…come quello di Cyrano de Bergerac.

Attraverso Cyrano, Edmond Rostand si rivolgeva, secondo il ricordo del figlio Maurice “ad una generazione senza più alcuna fede. I giovani che ascoltavano i colpi inferti all’animo di Cyrano, e che si consolavano con il suo pennacchio, erano già i condannati del 1914”. Rostand diede loro la forza di morire senza disperarsi. Non potendo impedire che morissero da martiri, gli diede il coraggio di essere eroi; ed è per questo che Cyrano de Bergerac è qualcosa di più di una commedia eroica in cinque atti: essa è un vero e proprio inno romantico al valore. La sera del 28 dicembre 1897, calato il sipario sulla scena finale, all’incontenibile grido di “Edmond Rostand!”, un pubblico esaltato richiamò per quaranta volte gli attori sul palco. Alle due del mattino il teatro era ancora gremito di persone che gridavano, piangevano e applaudivano. Fin dal suo esordio, la storia di Cyrano divenne il simbolo stesso di una resistenza mai sopita, la pièce di Rostand conobbe una celebrità immediata, destinata a durare nel tempo. Riportarla sul palco oggi, qui, in Italia, significa premiare con un gesto d’amore quella resistenza di cui siamo stati capaci…dar valore a tutti i nostri sacrifici quotidiani.

Jurij Ferrini