Dovevate rimanere a casa, coglioni

di Rodrigo Garcìa

Dovevate rimanere a casa, coglioni
di Rodrigo Garcia


regia di Jurij Ferrini

con Rebecca Rossetti


assistenti alla regia Lia Tomatis, Federico Palumeri
organizzazione e promozione Chiara Attorre
produzione esecutiva Wilma Sciutto
responsabile tecnico Gian Andrea Francescutti


UNA PRODUZIONE PROGETTO U.R.T. 

Rodrigo Garcia è un autore che è già divenuto un classico della nostra contemporaneità, perché i suoi testi consistono in una serie di ragionamenti scomodi, scorretti, molto divertenti e del tutto disorientanti. Ciò che mi affascina è proprio la struttura logica del suo discorso che può deridere i luoghi comuni e le idee precostituite di chi ascolta, fino a disgregarle. Il suo teatro è una vera ginnastica della mente per il pubblico, una attività sana e divertente. Lavorando infatti su un paio di testi e trattandoli come un materiale classico, ho trovato una straordinaria comicità potenziale che raramente viene sfruttata. In genere Rodrigo Garcia viene associato ad un teatro performativo e forse si tratta anche di una associazione appropriata perché da quel teatro lui proviene. Però ritengo che i suoi testi possano funzionare benissimo ormai anche come teatro classico, comico e di matrice pop. Il teatro di Garcia arriva a chiunque lo voglia davvero ascoltare. Per questo il lavoro che svolgo normalmente sulla “parola scritta per essere detta” può enormemente giovare a questo autore così vivace e fantasioso, senza sottrargli un grammo di irriverenza. Perché nel suo teatro l’irriverenza va al di là della forma: Garcia riempie di scomodità ogni contenuto, ogni periodo ed ogni aggettivo, negli sproloqui apparentemente sconclusionati che porta in scena.

Rebecca Rossetti è una danzatrice ed attrice che ha una particolarità fisica di rara qualità: quando è sulla scena è un essere umano. Questa affermazione può disorientare il lettore che non abbia dimestichezza con il palcoscenico; ma chi vi sale abitualmente sa bene che conquistare questa dimensione di rilassamento e disponibilità al gesto, al respiro, alla voce, al movimento e alla fissità sono qualità che di rado si trovano in un interprete. Essere degli esseri umani in scena, o più semplicemente essere umani in scena,  è il gesto più semplice ed autentico che possa esistere; ma per riuscirvi e necessario concentrare moltissimi elementi in un corpo solo e in uno stesso istante: forza d’animo, capacità di ascoltare, disinteresse verso il reale, ed una enorme attenzione verso tutto ciò che è all’esterno, superamento di ogni tecnica visibile…tutti elementi che permettono di arrivare a dimenticare se stessi, in quello spazio-tempo di cui consiste l’atto teatrale. Questo è un motivo di per se più che sufficiente per incontrarla. Perché Rebecca non tradisce se stessa, non tradisce il silenzio, l’immobilità quando dice o danza un testo.

Andare a teatro significa cercare l’esperienza dell’essere umano, che è una trascendenza dell’uomo, della persona. Sono persuaso che questo sia il motore profondo che ti fa “mettere le scarpe” per uscire di casa e andare ad incontrare altre persone, sederti in una sala e attendere un evento teatrale. Un evento unico ed irripetibile, una forma d’arte che si crea e si distrugge ad ogni istante, che sospende il tempo e lo spazio e conduce in un altrove lontano dalla realtà.

L’incontro tra queste due umanità: Rebecca Rossetti e la scrittura di Rodrigo Garcia è una alchimia molto potente.

Dirigere questo lavoro significa per me avere una grande opportunità di guidare un flusso creativo immane e condurlo allo spettatore, dove esso prende forme molto diverse a seconda della fantasia di chi le ascolta e le vede. Quando ho assistito al suo studio al teatro Stalker a Torino, Rebecca ha continuato a smascherarmi. È stata una esperienza entusiasmante. Vorrei provare a farvela vivere. Tutto qui.

Jurij Ferrini